Il sindacato dei giornalisti Figec-Cisal e il dipartimento Unirai, in occasione dello sciopero nazionale del 28 novembre su un contratto che non viene rinnovato da 11 anni, nonostante i vantaggi ricavati dagli editori sia attraverso l’uso massiccio e sistematico degli stati di crisi con la legge 416/1981 che hanno portato alla riduzione del personale, con svuotamento di molte redazioni, e al danno economico subito da chi è rimasto in servizio, sia in virtù della riduzione delle aliquote contributive di vari istituti contrattuali dopo il passaggio per legge della Gestione principale dell’Inpgi 1 all’Inps a far data dal 1° luglio 2022, ritengono che non esistono bandiere di appartenenza quando si tratta di tutelare i diritti dei lavoratori a prescindere dal contratto di lavoro applicato nelle aziende.
Pertanto, per senso di responsabilità verso la categoria e non certo in adesione alle logiche di appartenenza che continuano ad animare l‘ex sindacato unico dei giornalisti, non possiamo che confermare lo spirito che, dopo 114 anni, ha spalancato le porte al pluralismo sindacale con la nascita della Figec federata alla Cisal e al dipartimento Unirai, ovvero di essere sempre e comunque dalla parte dei lavoratori senza riserve e pregiudiziali di sorta.
Nel contempo, lanciamo un appello alla Fieg evidenziando che il contratto riguarda tutti e non può essere affrontato in esclusiva da una sola sigla sindacale. In un Paese democratico che, non solo a parole, rivendica sistematicamente pluralismo e impegno a “non lasciare indietro nessuno”, sottolineiamo che, se si ritiene davvero che questi valori non rimangano delle mere enunciazioni, il rinnovo del contratto Fieg deve essere collocato in un confronto moderno, rispettoso del lavoro dei giornalisti e della sostenibilità delle aziende e soprattutto adeguato alle mutate condizioni sindacali nella categoria.
Sul fronte Rai, che applica il contratto Fieg, il sindacato dei giornalisti Figec-Cisal e il dipartimento Unirai ricordano la situazione irrisolta del contratto integrativo aziendale, scaduto da dodici anni, che rappresenta una criticità che nessuno può più ignorare.
Figec-Cisal e Unirai richiamano, inoltre, il nuovo quadro normativo delineato dalla sentenza 156/2025 della Corte Costituzionale, che ha definitivamente superato ogni forma di rappresentanza sindacale monopolistica, imponendo tavoli inclusivi «con tutte le organizzazioni comparativamente più rappresentative su base nazionale».
Lo sciopero del 28 novembre, insomma, è un momento di rivendicazione collettiva dei diritti dei giornalisti impiegati nelle aziende che applicando il contratto Fieg, non il perimetro di un solo sindacato e, pertanto, il rinnovo non può prescindere dall’adeguamento alla normativa nazionale che regola la rappresentanza sindacale.
Per poter offrire ai cittadini, ai lettori e agli utenti un’informazione corretta, leale, completa, obiettiva e imparziale nel pieno rispetto della libertà di stampa occorre, insomma, garantire a tutti i giornalisti diritti, tutele, retribuzioni adeguate alla sostenibilità delle aziende e rispetto del pluralismo sindacale come prevede e sancisce la Costituzione.